Sistemando un po’ il mio studio, mi sono imbattuto in questa “poesia” che avevo trovato sul newsgroup it.sport.montagna nel lontano 2002, poesia semi-comica di F. Margola, scritta nel 1984. Semi-comica perchè sfido chiunque vada in montagna a dire che per una volta almeno non abbia provato questi “sentimenti”!!! A me è piaciuta molto e ve la rigiro.
La mattina appena desto
vado in cerca di un pretesto
per non fare la salita
ed aver salva la vita.
Guardo fuori da un pertugio
ed il ciel mi sembra bigio
poi ti sfrego meglio gli occhi
e mi tremano i ginocchi.
C’é un sereno maledetto
devo dir addio al mio letto
con la strizza che attanaglia
devo scendere in battaglia.
‘ …e mi trovo trascinato
su un ghiaione sdìrupato
questa è proprio una follia
devo fare quella via!
Lui si lega mano lesta
a me gira assai la testa
lancio gli occhi verso su
ma vorrei restare giù.
La salita inizia dura
in una viscida fessura
il compagno se ne va
ravanando qua e là.
Poi mi tocca di salire
ansimando oltre ogni dire
guardo giù la valle bella
e mi vien la cacarella.
Sono in sosta e son mesto
chi mi ha fatto fare questo?
Lui mi dice con bel fare
che è il mio turno di tirare.
Disperato mi arrabatto
sulla rampa del riscatto
cigolando, lancia in resta,
con il sogno della sosta.
Ma sul diedro strapiombante
lancio un urlo assai agghiacciante
“Questa è proprio una sventura!
Non c’é più la chiodatura!”
Quando mancano i piton
mando avanti il compagnon
che ribatte in un baleno
perché non è più sereno:
“C’é una nuvola lassù
che non ci consente più
di finire la salita
e di vincer la partita!”
Con visibile tensione
ridiscende il compagnone
ci guardiamo scuri in viso
senza l’ombra di un sorriso.
C’é una doppia da affrontare
è il momento di pregare
su due chiodi arrugginiti
che si muovon con due diti
ed un fascio di cordini
lisi come pedalini
iniziamo la calata
(un orribile cagata).
Finalmente siam per terra
è la fine della guerra
“Minacciava un temporale!
Non è proprio andata male”.
Di ritorno sul sentiero
incrociati lo sguardo fiero
torme stanche di turisti
(per fortuna non ci han visti).
Raccontiamo l’avventura
“Che l’é propi stada dura”
mentre il sole scende giù
in un ciel sempre più blu.
F. Margola 16/05/’84
